lunedì 16 dicembre 2013

Perfect Day

"Upward-facing dog, downward-facing dog, breath! Inhaling, exhaling, two, three, four...".
Venti persone praticavano la disciplina nel locale dell'ex fabbrica di pianoforti sui tappetini ben allineati. La combustione dell'incenso di elemi espandeva nell'aria riscaldata una qualità sacra. Oltre le grandi vetrate risaltava un cielo blu intenso ritagliato da tetti a punta e facciate ricoperte di pitture murali.
La pratica dello yoga allenava il pensiero e l'attenzione muscolare sino ai limiti. Il potenziamento dell'energia avveniva per una miracolosa combinazione di fattori nella più assoluta pace. Dopo sessanta minuti di perfezionamento, restava nella stanza un grande senso di gratitudine. Chi aveva preso parte alla pratica, sembrava "intoccabile".
Percorrendo il verde cortile affollato di biciclette, uno del gruppo uscì nella Oranienstrasse. Entrò nel Bateau Ivre, facendo risuonare il cuoio delle scarpe sulle tavole di legno, e si sedette al bancone. Mentre ordinava un tè di zenzero alla ragazza con la frangetta, in diffusione la voce di Lou Reed cominciò a cantare "Perfect day".
Il 26 giugno del 2017 era un giorno perfetto. In un'altra parte della città, qualcuno l'aveva calcolato, programmato, aspettato.
Il barista stava sfogliando un giornale in un momento di pausa, altri guardavano un piccolo schermo. Si parlava sempre della Russia, l'ex gigante dell'energia. Il mondo era pieno di nemici apparenti, probabilmente funzionali ad un certo sistema. Gli servirono l'ordinazione. Per chi praticava la disciplina ogni giorno, non aveva attrattiva la possibilità di leggere un giornale e al contempo di controllare la posta sul telefono mobile lasciando raffreddare il tè. Bere il tè bastava. Ogni cosa bastava in sé. Aprire una porta per uscire, stendere un braccio in alto e sentire l'elevazione. A lui interessava il potere personale, la capacità di mettere da parte l'ansia o di congedarsi da una situazione usando la visualizzazione. La possibilità di escludere molte informazioni impure gli consentiva di preservare una giusta pace. In una città come Berlino, con tutta quella aggressività compressa nella metropolitana, ma anche un grande potenziale spirituale, non avrebbe potuto fare a meno della sua pratica quotidiana. Si alzò sull'ultima nota della canzone. Aveva appuntamento con un'amica nel Viktoria Park, il suo luogo preferito a Kreuzberg.
Il sole era tiepido ma radioso. Sulla verde spianata in salita due cani si inseguivano a grandi balzi. Una madre con il capo velato tirava fuori da una busta di plastica un pezzo di pane con il sesamo e lo porgeva al bambino. Due ragazzine bionde erano stese sull'erba con gli occhi chiusi e ridevano parlando della scuola. Un uomo con la barba passava più giù portando una chitarra nella custodia. Presso un grande tasso due ragazzi si allenavano lanciando il diablo e ripescandolo al volo. Il traffico della strada si sentiva appena. Era un giorno immobile, pacifico. La sua amica l'aveva avvisato del ritardo, sarebbe arrivata quindici minuti dopo: la gatta era scappata di casa e doveva riprenderla. Intanto lui affondava le mani sul prato erboso, e godeva nel sentire un certo tepore sui fili d'erba ruvidi. Da quella posizione poteva intravedere la croce che svettava sul monumento neogotico di Schinkel, un obelisco in ghisa infuso di orgoglio nazionale. Le due ragazzine ora si stavano sistemando le cuffie, da cui usciva un'opaca intonazione di A Hard Day's Night, mentre il bambino con il pane in mano passava loro accanto incuriosito, richiamato subito dalla madre. Questa fu l'ultima scena che vide, perché in quell'istante ci fu una detonazione violentissima che frustò l'aria e squassò la collina. Fu un attimo molto semplice di orrore purissimo e denso, una discesa in picchiata verso gli inferi. Nessuno delle persone sulla collinetta può raccontare cosa fu ad esplodere, perché vennero tutti dilaniati. Solo l'amica in ritardo, che giunse dodici minuti dopo sul luogo o nei suoi pressi (a stento lo si poteva chiamare ancora luogo), poté raccontare, sotto shock, di aver vomitato annusando l'acre odore di cadavere e di bruciato. Su un terreno squassato, irriconoscibile, si aggirò fuori di senno fra i corpi dilaniati e le sirene laceranti, cercando brandelli del suo amico.
Così finiva a Berlino l'epoca della pace e della pratica spirituale e cominciava una terza guerra.

Ho scritto questo brevissimo racconto ad un mese da una lettura inquietante. Un giorno mi ritrovai in mano un libro scritto da una famosa chiaroveggente berlinese che ad una sua cliente predisse: "Fra diciassette anni ti aggirerai in un parco di una città del Nord della Germania, un parco con vecchi alberi, e ti troverai in uno scenario di sangue e distruzione, con molti morti attorno, come dopo un attentato".

Il 26 giugno 1963 John F. Kennedy pronuncia la famosa frase "Ich bin ein Berliner".
Il 26 giugno 1964 i Beatles pubblicano l'album A Hard Day's Night.
Il 26 giugno 2000 il testo del terzo segreto di Fatima viene divulgato.
Il testo del segreto fu dettato in apparizione dalla Madonna a tre pastorelli nel 1917 e tenuto segreto sino al 2000. Una parte del segreto non è stata ancora rivelata: si ritiene sia troppo sconvolgente.

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