sabato 29 settembre 2012

Le cose

Il cavolo bolle con furia, un cavolo, l'acqua, il fuoco; una lettera porta notizie luttuose. La campana ha suonato dieci volte stamattina; il bambino della vicina ha ripreso a piangere. I fiori nel vaso hanno mutato profumo - è successo da un'ora all'altra: la dolcezza esangue dei petali s'è guastata. Il barbiere di sotto è uscito per il bicchierino di mezza giornata, puntuale; un rintocco; la campagna si è scolorita, questa è un'annata malvagia, bisognerà dare acqua e pregare. Terra aspra, dura, che fa acido il vino. Lassù fra i cipressi, quale nuora sarà andata a portare i fiori? Non mi piacciono, le tombe. Le tre. Il bambino sta dormendo ora, la madre stende i panni alla finestra. Il signore sulla soglia del bar sputa per terra e si sistema il copricapo; passa un cane, svogliato. In questa casa il legno scricchiola sotto ogni passo, geme come un vecchio. La credenza ha un'anta scardinata dallo scorso anno; nel ripiano sopra ci sono le lettere venute da fuori, le poche righe dei figli. Il vino del marito è sul tavolo, il piatto per la minestra ora è vuoto, mi alzerò e lo metterò nel catino, aprirò l'acqua, laverò via i resti, e dopo che tutto sarà asciugato, riporrò ogni cosa, piatti piani, piatti fondi, piattini. La credenza si chiude malamente. Le quattro. Il paese sta dietro le finestre, e ascolta. Paese aspro, duro. Chi non spera non prega.
Oggi compio sessant'anni.