Buona fortuna, rondinelle in partenza!
Rendo grazie a voi, uccelli dei tetti
che restate qui coi gonfi petti
intonando canti di resistenza!
venerdì 26 ottobre 2012
sabato 29 settembre 2012
Le cose
Il cavolo bolle con furia, un cavolo, l'acqua, il fuoco; una lettera porta notizie luttuose. La campana ha suonato dieci volte stamattina; il bambino della vicina ha ripreso a piangere. I fiori nel vaso hanno mutato profumo - è successo da un'ora all'altra: la dolcezza esangue dei petali s'è guastata. Il barbiere di sotto è uscito per il bicchierino di mezza giornata, puntuale; un rintocco; la campagna si è scolorita, questa è un'annata malvagia, bisognerà dare acqua e pregare. Terra aspra, dura, che fa acido il vino. Lassù fra i cipressi, quale nuora sarà andata a portare i fiori? Non mi piacciono, le tombe. Le tre. Il bambino sta dormendo ora, la madre stende i panni alla finestra. Il signore sulla soglia del bar sputa per terra e si sistema il copricapo; passa un cane, svogliato. In questa casa il legno scricchiola sotto ogni passo, geme come un vecchio. La credenza ha un'anta scardinata dallo scorso anno; nel ripiano sopra ci sono le lettere venute da fuori, le poche righe dei figli. Il vino del marito è sul tavolo, il piatto per la minestra ora è vuoto, mi alzerò e lo metterò nel catino, aprirò l'acqua, laverò via i resti, e dopo che tutto sarà asciugato, riporrò ogni cosa, piatti piani, piatti fondi, piattini. La credenza si chiude malamente. Le quattro. Il paese sta dietro le finestre, e ascolta. Paese aspro, duro. Chi non spera non prega.
Oggi compio sessant'anni.
Oggi compio sessant'anni.
martedì 21 agosto 2012
Lontananza
Due fari su due isole su due mari opposti
e tre rondinelle da scoglio a scoglio
intrecciano notizie di tramontana.
Dicono: le terre si muovono per l'onda
e la sponda gemella non è più così lontana.
e tre rondinelle da scoglio a scoglio
intrecciano notizie di tramontana.
Dicono: le terre si muovono per l'onda
e la sponda gemella non è più così lontana.
domenica 5 agosto 2012
Pianta d'aria e pietra
Come la pianta del fico
getta i suoi germogli
nei ruvidi muri,
nelle spaccature della pietra
verticale, fra minime fessure
a picco senz’acqua né altrui volontà
Così il mio amore per te
continua a germogliare
dalle tue dure asperità,
nel banale disfare congetture,
fra la gente che tutta ti assomiglia
per uno scherzo di questa folle infermità.
domenica 22 luglio 2012
O David
O David sceso dal marmo
che t'ergeva sul mondo,
ti guardo tacendo mentre
chiudi le braccia di tufo
sulle ginocchia e allacci
così facendo in tondo
le tue incombenze,
le insidiose cose del vivere
che reggi sulle vertebre
senza dèi che soccorrano
gli affanni.
Le aprirei a forma di ramo
come un leggìo rivolto al
cielo
come il nodoso braccio d’ulivo
dove pendeva l’altalena dei miei
sei anni.
Neppure su questo seno
lacustre
ormeggi la tua stanchezza
ostile, la tua guardia
armata
alla prossima battaglia.
Ma ascolta qual pensiero
gentile
culla dietro le mie ciglia
questa brezza.
Il tuo orecchio di
madreperla racchiude
il mare, la musica del
pianeta
quando d’un tratto
cominciò a respirare.
Fu quello il miracolo più
grande,
quando alla terra fu data vita
a mezzo d’aria.
Senti come le onde delle
cose,
le fluide cose del vivere
sono echi d’inestinta
materia,
stelle sottomarine
e arenaria,
e nessun dramma o rumore
disturba il quieto ciclo
delle ore.
O David sceso nel mondo,
riponi il tuo grazioso
biancore, i lampi grigio-azzurri
del tuo broncio,
e mostra il tuo volto
giocondo.
Disciolto il marmo che avevi
in cuore
mostrati a me dalle acque,
mostrati a me dalle acque,
e al mio fianco di sorella
vieni a cogliere la coccola
più bella
dal rosso ramo del mirabolano,
vieni e riposa nella mia la
tua
mano.
sabato 30 giugno 2012
La forte linea
Magnificenza del pianeta
azzurro mare
che fu concepito
scrigno d'acqua, fuoco
e lapislazzuli,
custode di perfette
forme, ossi di seppia
e bianche magnolie,
cascate di luce
in prisma celeste,
echi d'onde nelle crespe
conchiglie a cui s'incanta
ogni bambino terrestre.
E su tutte queste
fastose architetture
devota celebro
la mia musa,
la forte linea delle tue braccia,
antro odoroso
di muschi e noci
sulla cui frontiera,
a me preclusa,
accendo mille candele votive come
esilissime lucciole sull'asta
della mia bandiera.
azzurro mare
che fu concepito
scrigno d'acqua, fuoco
e lapislazzuli,
custode di perfette
forme, ossi di seppia
e bianche magnolie,
cascate di luce
in prisma celeste,
echi d'onde nelle crespe
conchiglie a cui s'incanta
ogni bambino terrestre.
E su tutte queste
fastose architetture
devota celebro
la mia musa,
la forte linea delle tue braccia,
antro odoroso
di muschi e noci
sulla cui frontiera,
a me preclusa,
accendo mille candele votive come
esilissime lucciole sull'asta
della mia bandiera.
sabato 16 giugno 2012
L'onda
L'onda sei tu
che torna e torna
sulla spiaggia e fa preda
di granelli.
Il tuo mare ha dentro
un abisso,
scava e inghiotte
i miei anni più belli.
che torna e torna
sulla spiaggia e fa preda
di granelli.
Il tuo mare ha dentro
un abisso,
scava e inghiotte
i miei anni più belli.
La pagnotta
I bambini ed io abitiamo "nella casa del pane", sopra un forno. Ogni giorno, prima dell'alba, s'infila nelle nostre finestre e su per le scale una fragranza tiepida di pane e di schiacciata all'olio.
Firenze Le Cure, sabato 16 giugno 2012
Questo pomeriggio, nel rientrare, io e i bambini abbiamo visto sul retro la porta del forno aperta. Vi abbiamo infilato il naso per catturare l'ultima traccia di odor di cottura, prima della chiusura del sabato. Ci è venuta incontro una donna, di fattezze indiane o singalesi - e questo non saper dire una madrepatria è un muro. Era intenta a pulire il forno, spazzando la farina dal pavimento. Ha rivolto ai bambini un sorriso pieno di grazia, poi si è allontanata guardandosi attorno, ed è tornata con una grossa pagnotta di pane toscano. Ha bisbigliato: "Ce n'è tanto avanzato, ma non ditelo al fornaio". Io e i bambini siamo saliti verso casa contenti, portando il grosso pane su per le scale come il dono dei Magi. Posatolo al centro del nostro tavolo di legno, ho cercato in dispensa una confezione di tè nero e ho detto alla mia bambina: "Vallo a portare alla signora". Dopo qualche minuto la piccola è tornata su ancora più gioiosa, con le mani piene di focaccia di ogni tipo, e ha spiegato: "La signora ha detto tante volte grazie, grazie, grazie, anche se è lei che mi ha dato tutto questo!".
Un pezzo di buon pane: solo chi è attaccato all'esistenza elementare, sa regalarlo a un bambino.
mercoledì 22 febbraio 2012
Inferno
Sono io il tuo inferno
la steppa dove i soldati
cadono in inverno
sulla sterile terra?
Sono io lo straniero
a cui muovi la guerra?
la steppa dove i soldati
cadono in inverno
sulla sterile terra?
Sono io lo straniero
a cui muovi la guerra?
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