sabato 30 ottobre 2010

Un nuovo mondo

Il vero amore non contiene nessun tipo di bramosia.

L'ego non vuole che i suoi "problemi" si risolvano, perché sono parte della sua identità.

Non posso trovare me stesso in tutte quelle cose che costantemente muoiono [cose materiali, emozioni, ruoli].

Un solo forte rancore è sufficiente a contaminare grandi aree della vostra vita.

Cercare è l'antitesi della felicità.

La causa primaria di infelicità sono i vostri pensieri sulla situazione, non è mai la situazione in sé.

Il bambino desidera profondamente che il genitore sia presente per lui come essere umano e non come ruolo.

Ram Daas ha detto che se credete di essere illuminati, allora andate a passare una settimana con i vostri genitori.

Terra, 114 milioni di anni fa, in una mattina appena dopo l'alba: il primo fiore mai apparso sul pianeta si schiude [...] improvvisamente deve esservi stata un'esplosione di colori e di profumi. [...] Qualunque forma di vita in ogni regno, sia esso minerale, vegetale o animale può essere soggetta all'"illuminazione". [...] alcune pietre subiscono un cambiamento nella loro struttura molecolare trasformandosi in cristalli, e così diventano trasparenti alla luce. [...] potremmo vedere i fiori come l'illuminazione delle piante.

Eckhart Tolle

Sartre con gli occhi di un bambino

"In generale, egli stava bene con le persone grandi perché sono così rispettabili, e mai viene voglia di pensare che se la facciano a letto né a tutte quelle cose che fanno i bambini, perché hanno tanti abiti addosso e così scuri; non ci si può immaginare quel che c'è sotto".
"Luciano era un bambino molto buono ma quel giorno era in vena di disobbedienze. Guardò il grosso cespuglio d'ortiche con diffidenza; come si vedeva che era un luogo proibito! [...] Luciano frustò le ortiche gridando: 'Voglio bene a mammà, voglio bene a mammà.' Vedeva le ortiche spezzate pendere miserevolmente stillando bianco [...]. Ripeté: 'Voglio bene a mammà', ma la sua voce gli parve strana, ebbe una paura terribile e se ne tornò in salotto a gambe levate. Da quel giorno, Luciano comprese che non voleva bene alla mamma. Non si sentiva colpevole ma raddoppiò le gentilezze perché pensava che per tutta la vita si deve far finta di voler bene ai genitori"

(Jean-Paul Sartre, Infanzia di un capo, ne Il Muro)

mercoledì 27 ottobre 2010

Centri commerciali

Mi dico che i centri commerciali moriranno, che la moda passerà... Amici più disincantati mi deridono e mi preannunciano un'invasione di centri commerciali su tutto il territorio, una rapida espansione nel sud del Paese.
Io ribatto che no, non è possibile che la bruttura avanzi, che la gente passi le ore libere in un prefabbricato illuminato al neon a mangiare nei fast-food in franchising e a cercare offerte per riempire le case di cose.

Ma se proprio non possiamo evitare la sciagura, allora cerchiamo di rendere i centri commerciali esteticamente più gradevoli e differenziati. So che è una questione di costi, di riproducibilità (di spazi e di esperienze). Ma un altro modello non è possibile? Non c'è alcun investitore malato di grandeur o visionario che sogni un centro di aggregazione meno alienante?

Ognuno di noi ha colpa. Per difetto di consapevolezza. Non ci accorgiamo neppure del fatto che sono sparite le librerie "verticali", quelle piccole e traboccanti di volumi arrampicati sino al soffitto, con le scalette a chiocciola per accedere al magazzino. Noi siamo stati educati all'open space, a spianare lo sguardo sulle merci. Le librerie gigantesche, come Fnac e Mondadori, danno l'impressione di poter dominare i prodotti a disposizione e sbattono sotto gli occhi una molteplicità di offerte a cui non si può dire di no; così funzionano i centri commerciali, che per questo hanno bisogno di grandi superfici in località periferiche.

Ci stiamo impigrendo: non abbiamo voglia di spulciare, di cercare, di chiedere ai commessi, di visitare diversi negozi per fare la spesa. Vogliamo posti che ci vengano incontro con tutto il necessario, e che ci intrattengano. Crediamo così, sbagliando, di stancarci meno e di spendere meno: invece dobbiamo coprire le distanze, stare in coda, e il volume di acquisti è maggiore.

Amici disincantati, io continuo ad auspicare la salvezza dei negozietti sotto casa o un modello alternativo di centro commerciale (o entrambe le cose).

Del resto la recessione è un bene e ci insegnerà che l'euforia consumistica era un'illusione.

Così guarda chi ama (sin el amor, sin mí)

Amoroso auspicio

"Né l'intima grazia della tua fronte luminosa come una festa
né il favore del tuo corpo, tuttora arcano e tàcito e fanciullesco,
né l'alternarsi delle tue vicende in parole o in silenzi
saranno offerta così misteriosa
come rimirare il tuo sonno coinvolto
nella veglia delle mie braccia.
[...]
Proiettato nella quiete,
scorgerò quella riva estrema del tuo essere
e ti vedrò forse per la prima volta
quale Iddio deve ravvisarti,
annullata la finzione del Tempo,
senza l'amore, senza di me."

Jorge Luis Borges, traduzione di U. Cianciòlo

Invano ti fu elargito l'oceano

[...]
"Invano ti fu elargito l'oceano,
invano il sole, che videro gli attoniti occhi di Whitman;
logorasti gli anni tuoi e ti logorarono,
ma ancora non hai redatto il poema."

Y todavía no has escrito el poema...

(Jorge Luis Borges, traduzione di Umberto Cianciòlo)

Umanità

[...]
"Quanto a me, ben ferrato sulla vita e la morte, osservo gli ambiziosi e
vorrei decifrarli.
Le loro giornate son avide come un cappio nell'aria.
Le notti loro son tregua all'ira del ferro, pronto ad aggredire.
Parlano di umanità.
La mia umanità sta nel sentire che siam voci di una comune indigenza."
(Jorge Luis Borges)

martedì 26 ottobre 2010

Prima elementare

In queste prime settimane di scuola, a mio figlio si rivela tutto d'un tratto che il sapere è diviso in discipline (ortografia, geometria, inglese). Ora scopre anche che lui possiede un cognome e che tutti i suoi compagni accanto al nome ne hanno un altro (che ha pure un certo valore, tanto che può differenziare due Marco, due Gaia).
Accanto a tutto questo, continuano gli apprendimenti che lo porteranno a saper scrivere: scopre che le parole possono essere compitate, scomposte. La fascinazione è tale che egli si esercita in continuazione, quando è in bagno, quando è per strada, giocando (l'altra notte sognava di compitare e diceva ad alta voce D-O-P...).
Non è più lo stesso bambino, è entrato ufficialmente in società.

Situazione

Sono finita in un cul de sac: qui tutto puzza.

Tempo

[...]
in me il tempo rimane
come una rossa rosa odorosa
che oggi sia venerdì domani sabato
che il più di me sia passato che resti il meno
     non importa.

Nazim Hikmet, Mosca, 1956

Sciacquare i panni in Arno

Viaggio spesso in treno. Mi piacerebbe leggere - il paesaggio non lo guardo più, da quando, grazie a "La vicevita. Treni e viaggi in treno" di Valerio Magrelli, ho preso consapevolezza dei traumi oculari dovuti allo scorrimento veloce. Spesso però il vociare e il cianciare degli altri viaggiatori sono così invasivi da distogliermi dalla lettura. Non perché non riesca a concentrarmi. Il motivo è che le parole della gente, di certi gruppi di giovinetti, di certe bande, di certe telefonate chiassose sono così brutte, così avvilenti, così povere e ripetitive e vuote, così volgari anche, da sedurmi: ognuno all'ingresso di un orrido si ferma a guardare.

Bisognerebbe sciacquare i panni, tutte le bocche e le teste in Arno.

lunedì 25 ottobre 2010

Ossessione

Per Antonio Dorigo è stato il 3 aprile verso le cinque. Per me il 24 settembre a sera.

"D'improvviso si rende conto di quello che forse sapeva già ma finora non ha mai voluto crederci. Come chi da tempo avverte i sintomi inconfondibili di un male orrendo ma ostinatamente riesce ad interpretarli in modo da poter continuare la vita come prima ma viene il momento che, per la violenza del dolore, egli si arrende e la verità gli appari dinanzi limpida e atroce e allora tutto della vita repentinamente cambia senso e le cose più care si allontanano diventando straniere, vacue e repulsive, e inutilmente l'uomo cerca intorno qualcosa a cui attaccarsi per sperare, egli è completamente disarmato e solo, nulla esiste oltre la malattia che lo divora, è qui se mai l'unico suo scampo, di riuscire a liberarsi, oppure di sopportarla almeno, di tenerla a bada, di resistere fino a che l'infezione col tempo esaurisca il suo furore. Ma dall'istante della rivelazione egli si sente trascinare giù verso un buio mai immaginato se non per gli altri e d'ora in ora va precipitando.
Il 3 aprile verso le cinque. In macchina da piazza della Scala vuol prendere via Verdi ma il semaforo è rosso, stipate intorno le auto, i pedoni che passano, il sole ancora alto, una giornata bellissima, in quel mentre immaginò la Laide sul bordo della pista di Modena dove diceva di andare a posare per fotografie di moda [...] Dio mio possibile che non riuscisse a pensare ad altro? la mente era fissa lì, sempre sullo stesso argomento tormentoso, e all'altezza del palazzo di Brera lo prese lo sgomento perché in questo preciso istante ha capito di essere completamente infelice senza nessuna possibilità di rimedio, una cosa assurda e idiota, tuttavia così vera e intensa che non trovava più requie.
Ora si accorge che, per quanto egli cerchi di ribellarsi, il pensiero di lei lo perseguita in ogni istante millimetrico della giornata, ogni cosa persona situazione lettura ricordo lo riconduce fulmineamente a lei attraverso tortuosi e maligni riferimenti. Una specie di arsura interna in corrispondenza della bocca dello stomaco, su su verso lo sterno, una tensione immobile e dolorosa di tutto l'essere, come quando da un momento all'altro può accadere una cosa spaventosa e si resta inarcati allo spasimo, l'angoscia, l'ansia, l'umiliazione, il disperato bisogno, la debolezza, il desiderio, la malattia mescolati tutti insieme a formare un blocco, un patimento totale e compatto. E capire che la faccenda è ridicola, stolta e rovinosa, che è la classica trappola in cui cadono i cafoni di provincia, che chiunque gli avrebbe dato dell'imbecille e che perciò da nessuno può attendersi consolazione, aiuto, o pietà, consolazione e aiuto possono venire unicamente da lei ma lei di lui se ne frega [...]. L'inquietudine, la sete, la paura, lo sbigottimento, la gelosia, l'impazienza, la disperazione. L'amore!"

Dino Buzzati, Un amore 

Gelosia

Il sentimento della gelosia è basso, primordiale, feroce e tenerissimo.

[...]
"C'è un amico, uno di quelli che vengono giù sempre al Due, che ieri sera mi ha accompagnato a casa, e nella macchina ho dimenticato il braccialetto e l'orologio." "Come mai?" "Nella fretta di vestirmi e di uscire. Li ho presi in mano e li ho messi sul sedile." "Mi pare un po' strano." "Tu almeno sempre pronto a pensar male. È soltanto un buon amico e quando dico amico vuol dire che di altro non c'è niente." Lui non insiste, non ne parlano più ma quando escono lui non resiste al desiderio di restare ancora un poco con lei, non importa se è tardi per l'ufficio. Né lo trattiene la vergogna di accompagnarla da un uomo che probabilmente la sera prima, al buio, in automobile... [...] Lo trovano seduto a uno stand degli elettrodomestici, si alza, viene incontro, è un tipo sui trent'anni abbastanza insignificante. [...] "Ciao, allora, forse dopo passo a salutarti in ufficio. Ciao, ciao. E grazie." L'uomo e Laide si allontanano. Lui se ne va solo, già l'affanno e l'esasperazione risalgono impetuosi, come l'acqua da un tombino tenuto improvvisamente chiuso ma adesso il coperchio non c'è più e la pressione del fondo si scatena. Ma perché la Laide lo espone a situazioni così umilianti? Lo fa apposta? Si diverte a tormentarlo? O lo fa innocentemente perché le sembra che non ci sia niente di male? Intanto egli si sente precipitare sempre più giù, gli viene in mente il professore Unrath dell'Angelo azzurro. Oh come era vera quella storia. Quando aveva visto il film, ai bei tempi giovani e spensierati, gli era sembrato inverosimile. Uno stimato professore di ginnaio degradarsi a quel punto. Oggi capisce. L'amore? È una maledizione che piomba addosso e resistere è impossibile.

Dino Buzzati, Un amore

Semplice è attuale

Nutrirsi dell'odore di bosco, delle risate con amici, viaggiare 15 ore in treno per finire nell'abbraccio dell'uomo amato solo per vedere come sta, mettersi in testa non cappelli non fermagli non lacche ma un'idea al giorno, una parola nuova al giorno: a molti individui sembrano concetti astratti, più astratti delle proiezioni sul domani, delle convergenze fra i fattori a, b e c che determinano le scelte, delle paure mentali che fanno tremare i passi.
Eppure la semplicità è semplice; è prossima; sta nelle cose attuali. Complesso è intendersi per telefono, possedere cose che ingombrano gli spazi, ergere impalcature per non cadere nel pozzo delle domande; complessa è la malignità, il pensare che l'altro pensi che io penso. Semplice è il viaggio; guardare negli occhi; semplici sono i fiori; e le emozioni, massimamente prossime, attualissime.

Ciò che è ideale è più reale.

Giovanni Testori (Novate Milanese 1923 - Milano 1993)

L'uomo e la sua società stanno morendo per eccesso di realtà; ma d'una realtà privata del suo senso e del suo nome; privata, cioè, di Dio. Dunque, d'una realtà irreale.

da Corriere della sera, 20 marzo 1978

venerdì 22 ottobre 2010

Hemingway, Addio alle armi

"L'Aquila è molto bella. Le notti son fresche d'estate, e non c'è primavera più splendida in tutta Italia. Ma ancor più meraviglioso è d'autunno andare a caccia nei boschi di castagni, tutti gli uccelli sono eccellenti perché si nutrono d'uva ed è inutile portarsi dietro la colazione: i contadini sono felici se accettate di mangiare da loro".

Bohumil Hrabal, Ho servito il re d'Inghilterra

"... e dagli occhi di queste coppie di amanti, perché anche le coppie sposate qui dal punto di osservazione del fronte diventavano coppie di amanti, imparai dai loro occhi a guardare il paesaggio, i fiori sul tavolo, i bambini che giocavano, il fatto che ogni ora era un sacramento dell'altare perché il giorno e la notte prima della partenza per il fronte gli amanti non dormivano più, non che fossero a letto, ma qualcosa qui c'era più del letto, c'erano gli occhi e il rapporto umano che per quasi tutta la mia vita di cameriere non avevo conosciuto con tale forza come vedevo e vivevo qui... In realtà io, sebbene facessi il cameriere e a volte anche il maître, io qui ero come in un grande teatro o cinematografo a vedere una pièce o un film triste e innamorato... e qui anche scoprii che il rapporto più umano fra due esseri umani è il silenzio, un'ora di silenzio, poi un quarto d'ora e poi quegli ultimi minuti quando arrivava la carrozza, a volte il calesse militare, altre volte un'auto e due esseri umani silenziosi si alzavano, si guardavano lungamente, sospiravano e poi l'ultimo bacio, e la figura dell'ufficiale si drizzava nel calesse, poi si sedeva e la vettura partiva verso la collina, l'ultimo voltarsi indietro, l'ultimo saluto col fazzoletto [...]

Cesare Pavese, La casa in collina

"Con Cate lasciavamo la barca tirata a riva, scendevamo sull'erba, e giocavamo a fare la lotta tra i cespugli. Molte donne m'intimidivano ma non Cate. Con lei si poteva facilmente imbronciarsi, senza perdere l'iniziativa. Era un po' come all'osteria quando si è chiesto da bere: non si aspetta un gran vino, ma si sa che verrà. Cate sedeva e si lasciava carezzare. Poi le prendeva il batticuore che qualcuno ci vedesse. Tra noi le parole non erano molte, e ciò mi dava coraggio. Non occorreva che parlassi o promettessi. - Cosa c'è di diverso, - le dicevo, - tra fare la lotta e abbracciarsi? - Così ci prendemmo sull'erba, una volta, due volte, malamente. Venne il giorno che già sul tram ci dicevamo che andavamo a far l'amore.
[...] Capitava invece nel caffè dove io vedevo gli amici, ma per quanto ci fosse Gallo e la salutassimo tutti, se ne stava seduta in soggezione e aveva perso la risata. Io poi combattevo tra la soddisfazione di averci la ragazza e la vergogna del suo tipo scalcagnato e inesperto. Mi diceva che avrebbe voluto saper scrivere a macchina, servire in un grande negozio, guadagnare per andare a fare i bagni. Le comperai qualche volta un rossetto che la riempì di gioia, e fu qui che mi accorsi che si può mantenere una donna, educarla, farla vivere, ma se si sa di cos'è fatta la sua eleganza, non c'è più gusto.

[...]
Sotto la luna la vedevo bene. Era la stessa ma sembrava un'altra. Parlava sicura di sé, mi parve ieri che l'avevo portata a braccetto. Era vestita di una gonna corta, da campagna. [...]
Restai solo con Cate. - Non vieni a sentire la radio? - mi disse.
Fece un passo con me, poi si fermò.
- Non sei mica fascista? - mi disse.
Era seria e rideva. Le presi la mano e sbuffai. - Lo siamo tutti, cara Cate, - dissi piano. - Se non lo fossimo, dovremmo rivoltarci, tirare bombe, rischiare la pelle. Chi lascia fare e si accontenta, è già fascista.
[...]

- Questo governo, - continuava il vecchio, - non può mica durare.
- Ma è per questo che dura. Tutti dicono "È morto" e nessuno fa niente.

[...]
- Allora, non mi detesti, - balbettai sorridendo, - qualche cosa di buono tra noi c'è stato? Puoi pensare a quei tempi senza cattiveria?
- A quei tempi tu non eri cattivo.
- Adesso sì? - dissi stupito. - Adesso ti faccio ribrezzo?
- Adesso soffri e mi fai pena, - disse seria. - Vivi solo col cane. Mi fai pena.
La guardai interdetto. - Non sono più buono, Cate? Anche con te, non sono buono più che allora?
- Non so, - disse Cate, - sei buono così, senza voglia. Lasci fare e non dài confidenza. Non hai nessuno, non ti arrabbi nemmeno. [...] Sei come un ragazzo, un ragazzo superbo. Di quei ragazzi che gli tocca una disgrazia, gli manca qualcosa, ma loro non vogliono che sia detta, che si sappia che soffrono. Per questo fai pena. Quando parli con gli altri sei sempre cattivo, maligno. Tu hai paura, Corrado.
[...]
- Torniamo, - disse Cate sommessa. - Stai tranquillo. Nessuno ti disturba la pace."

La crisi degli scrittori, 1938

Nel maggio del 1938 Umberto Notari pubblica sul periodo Finanza d'Italia un articolo intitolato La crisi degli scrittori (Preghiera per l'anima del libro)
Notari fa notare che il problema, pur riguardando l'intera Nazione, incide su un numero ristrettissimo di persone, e cioè sugli scrittori (che quantifica nel numero di duemila), sugli editori e sui lettori effettivi.
I lettori effettivi sono così definiti: "coloro che per naturale inclinazione considerano la lettura un esercizio necessario al loro spirito; che dedicano normalmente un'ora della loro giornata alla lettura di un libro e nel giro di un anno riescono a leggere i quindici, venti volumi che hanno regolarmente comprato".
Secondo Notari nel 1938 i lettori effettivi ammontavano a trentamila unità. Così argomenta il suo calcolo:
"Esclusi i ventidue milioni di donne le quali, per remota tradizione, non leggono libri, ad eccezione di un migliaio [...].
Esclusi, perché non sanno leggere, i tre milioni di bambini di età inferiore agli anni sei. Le bambine sono computate nei ventidue milioni di donne sopracitati [sic!].
Esclusi tre milioni di ragazzi da sei a dodici anni che leggono i libri di scuola e ne hanno d'avanzo [...].
Esclusi i giovinetti dai dodici ai sedici anni (circa due milioni) che [...] sono assorbiti da altre attrattive.
Esclusi i contadini e gli operai (dieci milioni) che non hanno né voglia né mezzi per comperare libri.
Escluso un milione e mezzo di artigiani per le medesime ragioni.
Esclusi gli industriali, i commercianti e i terrieri (due milioni) che nell'epoca nostra vorticosa [sic!] non trovano la requie idonea alla lettura.
Escluso, per identici motivi, il mezzo milione di professionisti [...].
Siamo giunti così a totalizzare esattamente quarantaquattro milioni di esclusi".

L'autore continua con i calcoli e sostiene che la media delle tirature di un libro si aggira intorno a duemila copie; e che la medesima stasi di lettori si verifica anche intorno al giornale. "Ora, è ben noto [...] che esiste un dato di proporzione fra il numero di lettori di giornali e il numero di lettori di libri e che nei paesi nei quali - Francia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti - l'immensa maggioranza legge un giornale, si hanno forti masse di lettori di libri in confronto delle quali, pur facendo le necessarie proporzioni, le nostre cifre sono desolanti".

Per definire la gravità di una crisi, ricorda Notari, bisogna considerare l'elemento "danno". In fondo in fondo del decadimento del libro ne risentono solo gli scrittori, che sono duemila: che cosa significano duemila "sinistrati" rispetto a quarantaquattro milioni di abitanti? Quanto al danno spirituale, come si può misurare? Quale potrebbe essere l'unità di misura? Il libro ha rapporti rilevanti o irrilevanti con la civiltà, con lo sviluppo e il divenire di un popolo?
Da 60 anni le stesse domande.

giovedì 21 ottobre 2010

L'Italia suicida

L'Italia è un paese dove farci stare i vecchi con le badanti peruviane, e forse i figli di quelle badanti lo cambieranno.

tu, m.

i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
lidi calmi
e lontani,
sono così i monti che circondano i laghi
le tue mani.

Se le madri diventano suocere

Ci sono madri che non perdono occasione per sminuire le figlie ("guarda come sei ingrassata", "che capelli lanosi hai", "i tuoi figli stanno meglio qui con me che con te") e ci sono figlie che impiegano una vita per riscattarsi.
Sono, le une e le altre, donne inconsapevoli, vittime di un gioco sporco e sciocco, di reazioni elementari. Che ne è di noi se le madri diventano suocere? Sento certi discorsi: madri italiane che fanno a gara con le figlie per avere l'amore dei nipoti, per essere più madri delle madri, per difendere un primato, per stirare il grembiulino meglio, che corrompono con caramelle; madri che riescono a mettere un morboso disprezzo in una sola parola, in una piega precisa della bocca.
Donne, leggete i miti e liberatevi, liberatevi. Madri, questo dovete fare: accarezzare i capelli di vostra figlia, dirle quant'è bella, dirle che sperate per lei un amore dolce, e dirle soprattutto che è una brava mamma.
Due generazioni si consumano così: la madre proiettando le mancanze sulla figlia, questa chiedendosene la ragione e cercando liberazione.

Decadentismo mantovano

Mi disgustate, decadentissimi vecchi vestiti in cashmere con la bocca indurita ma lesta a dir male, con i cappelli e i giubbottini e i bastoni, i calzoni perfettamente intonati alle stagioni, e voi donne mature già quasi trapassate, ben pettinate, imbellettate, ingioiellate, piene di rosso in faccia e negli accessori, asservite a superflui onori: Voi ingombrate le piazze col vostro passeggio ostentato e padrone, invecchiate l'Italia col vostro alito cattivo! Farei Cavaliere della Nazione il mio nonnino che raccoglieva gelsi, che sedeva sulla panca con lo sguardo mite e il viso rugoso come antico ulivo.

Baby-parking

Vi prego, Signori, di considerare veramente l'orrore dell'espressione "baby-parking", nelle parole e nel concetto. Davvero nessuno di voi si rivolta all'idea che affianco all'autosilos e alla pensione per cani sia stato concepito un servizio di parcheggio per bambini?

lunedì 18 ottobre 2010

Così tanto ti amo

E io
che ti amo
così tanto
e io che ti amo
così tanto
e io che ti amo così
tanto
non dirò più che questo
è una complicazione
io e te siamo
nell'ordine delle cose
buone.

Ottobre in oro

In queste ore orofrementi
- ottobre è una miniera di colore -
l'albero che si nutre dei suoi semi cadenti
è metafora dell'amore.

Esperienza-sushi (Alla fiera del franchising, Milano)

In questo padiglione di espositori mi sento sospinta da una forte energia imprenditoriale, dalla potenza che trasforma le idee in fatti.
Qualcosa però nell'idea stessa di franchising mi inquieta: saranno i prodotti medi sintetizzati e confezionati, i nomi registrati, il modello pronto da copiare?
Fatemici pensare, fatemici pensare.

(2 ore dopo)

Che ne sarà di noi se tutto il mondo avrà il sapore dello stesso gelato americano, della stessa pizza microondizzata, dello stesso sushi preconfezionato, di piadine e kebab sintetizzati, se tutte le nostre case saranno Coin-style, se ci ridurremo tutti a prelevare il caffè dalle macchinette, a stampare le foto in automatico e a portare i nostri bambini nella ludoteca standardizzata?
Soprattutto provo terrore all'idea che l'ESPERIENZA possa venir PRECONFEZIONATA come modulo prefabbricato riproducibile: l'esperienza-cinema, l'esperienza-sushi, l'esperienza-terme... Stiamo standardizzando cultura, emozioni, sensazioni, le nostre stesse aspettative.
Nell'idea di franchising c'è un pericolo violentissimo!
Detesto l'atrofia, la medietà!

Sul Monte San Michele

Durissima bora tutt'irta
di rapinosi artigli
che sverdisci le creste incappucciate di faggi
e le degradi...
[...]

G. De Matteis, La pioggia sul Monte San Michele
Società anonima Editrice Dante Alighieri, 1934
Edizione di 250 copie numerate
Copia numero 58


[...]
Sono il fiume che splende
sono il vento che rende
le tue navi taurine.
Sono le tue marine.
E tanto t'amo
che sono il tuo nemico.
[...]

G. De Matteis, Scuola di rovine


[...]
Odor di legno secco
è la memoria
che più sbiadisce
più dolce trema.
[...]

G. De Matteis, Sentimento di Paestum

domenica 17 ottobre 2010

Carla Lonzi (Firenze, 1931 - Milano, 1982)

Da Sputiamo su Hegel (1974)

[...] Prendendo coscienza dei condizionamenti culturali, di quelli che non sappiamo, non immaginiamo neppure di avere, potremmo scoprire qualcosa di essenziale, qualcosa che cambia tutto, il senso di noi, dei rapporti, della vita. Via via che si andava al fondo dell'oppressione il senso della liberazione diventava più interiore. Per questo la presa di coscienza è l'unica via, altrimenti si rischia di lottare per una liberazione che poi si rivela esteriore, apparente, per una strada illusoria ("Significato dell'autocoscienza nei gruppi femministi"). Per esempio, lottare per il domani, un domani senza condizionamenti per la donna, un domani così lontano che neppure noi ci saremo. L'uomo ha sempre rimandato ogni soluzione a un futuro ideale dell'umanità, ma non esiste, possiamo però rivelare l'umanità presente, cioè noi stesse. Nessuno a priori è condizionato al punto da non potersi liberare, nessuno a priori sarà così non condizionato da essere libero. Noi donne non siamo condizionate in modo irrimediabile, solo che non esiste nei secoli un'esperienza di liberazione espressa da noi. [...] La donna non va definita in rapporto all'uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra libertà. L'uomo non è il modello a cui adeguare il processo della scoperta di sé da parte della donna. La donna è l'altro rispetto all'uomo. L'uomo è l'altro rispetto alla donna. L'uguaglianza è un tentativo ideologico per asservire la donna a più alti livelli. Identificare la donna all'uomo significa annullare l'ultima via di liberazione. Liberarsi per la donna non vuol dire accettare la stessa vita dell'uomo perché è invivibile, ma esprimere il suo senso dell'esistenza. La donna come soggetto non rifiuta l'uomo come soggetto, ma lo rifiuta come ruolo assoluto. Nella vita sociale lo rifiuta come ruolo autoritario. Finora il mito della complementarietà è stato usato dall'uomo per giustificare il proprio potere. Le donne sono persuase fin dall'infanzia a non prendere decisioni e a dipendere da persona "capace" e "responsabile": il padre, il marito, il fratello... L'immagine femminile con cui l'uomo ha interpretato la donna è stata una sua invenzione. Verginità, castità, fedeltà, non sono virtù; ma vincoli per costruire e mantenere la famiglia. L'onore ne è la conseguente codificazione repressiva. Nel matrimonio la donna, privata del suo nome, perde la sua identità significando il passaggio di proprietà che è avvenuto tra il padre di lei e il marito. Chi genera non ha la facoltà di attribuire ai figli il proprio nome: il diritto della donna è stato ambito da altri di cui è diventato il privilegio. Ci costringono a rivendicare l'evidenza di un fatto naturale. Riconosciamo nel matrimonio l'istituzione che ha subordinato la donna al destino maschile.
[...] L'uguaglianza disponibile oggi non è filosofica, ma politica: ci piace, dopo millenni, inserirci a questo titolo nel mondo progettato da altri? Ci pare gratificante partecipare alla grande sconfitta dell'uomo? Per uguaglianza della donna si intende il suo diritto a partecipare alla gestione del potere nella società mediante il riconoscimento che essa possiede capacità uguali a quelle dell'uomo. Ma il chiarimento che l'esperienza femminile più genuina di questi anni ha portato sta in un processo di svalutazione globale del mondo maschile. Ci siamo accorte che, sul piano della gestione del potere, non occorrono delle capacità, ma una particolare forma di alienazione molto efficace. Il porsi della donna non implica una partecipazione al potere maschile, ma una messa in questione del concetto di potere. È per sventare questo possibile attentato della donna che oggi ci viene riconosciuto l'inserimento a titolo di uguaglianza. L'uguaglianza è un principio giuridico: il denominatore comune presente in ogni essere umano a cui va reso giustizia.
[...] In questo nuovo stadio di consapevolezza la donna rifiuta, come un dilemma imposto dal potere maschile, sia il piano dell'uguaglianza che quello della differenza, e afferma che nessun essere umano e nessun gruppo deve definirsi o essere definito sulla base di un altro essere umano e di un altro gruppo.

sabato 16 ottobre 2010

INSONNIA

Ogni notte faccio fatica a portare Cinzia a letto; ma le erezioni mentali non mancano.                                                                                                                                                                                                                                                                    

IMPEGNO

Di tutte le complicazioni della vita il me stessa è la cosa più impegnativa.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               

La cosa più difficile:

educarmi al silenzio.

Mal cela l'usignolo
la necessità del canto
e del volo.
                                                                                                                                                                     

Mollezza femminile

Leggo i romantici e ogni tanto penso che sarebbe fantastico essere una donna che al momento giusto sviene.                            
                                                   

Desiderio

Desidero un autunno rossobruno e spazio di pace e colore per muovere gli arti sottili come un cerbiatto di bosco che non s'interroga sull'amore.
                                                                                                                                     

Metafora per la perduta felicità

L'attesa della rondine è finita:

di fronte alla chiesa romita

l'ho trovata, a sera, stecchita.                                                                                                                                              

Seregno, 16 ottobre

"Qui tutto è prona solitudine"

(G. De Matteis)                  
                              

the telephone / hasn't rung / once today (John Giorno)

Viaggiatore (Ostello San Sisto, Bologna)

Se non sai dormire in camerata in un ostello
se non sai mangiare con meno di 2 euro al giorno
se non conosci almeno 2 persone nuove al giorno
se non sai lavarti con sapone e carta inumidita
se non sai accontentarti dei cessi pubblici
se non ti sei mai fatto shampoo e mezza doccia nei McDonald's
se non ti accontenti di pane e tè a colazione
se non gioisci quando trovi una fontana pubblica
se non sai sopportare quando la tua vicina di letto nella camerata tossisce tutta
     la notte e non dici ridendo "you are not dying just hier, aren't you?" anziché
     imprecare
se non hai mangiato panini del supermercato e frutta mal lavata per una
     settimana sognando una zuppa di legumi
se non hai passato le serate scrivendo appunti di viaggio anziché andare a cena fuori
se non conosci l'inglese abbastanza per comprendere l'inglese vietnamita e
     giapponese e texano
se non sai mettere in uno zainetto il ricambio per 3 giorni
se il tuo nécessaire non è costituito di campioncini e flaconcini 30 ml
se non sai stare solo, drammaticamente solo in un città, alla fermata dell'autobus di notte

NON SEI UN VIAGGIATORE.

Quando dopo 10 giorni in viaggio non hai più voglia di conoscere gente nuova; i musei non ti interessano più; le scoperte ti lasciano indifferente; ti sei stancato della vita di ostello; cerchi il tavolino più distante nel salone della colazione; i turisti in città ti danno noia; ti sciacqui la faccia senza molta cura; sogni un bagno caldo; non cammini più in città con lo sguardo all'insù; non ti fai più fare foto con le fontane e accanto al tuo letto in camerata; non chiedi più l'indirizzo a compagni di viaggio occasionali; smetti di scrivere appunti e cominci a scrivere poesie esistenzialiste

(può accadere dopo 10 giorni o dopo 1 anno),

a quel punto è finito il viaggio ed è tempo di tornare a casa:
allora comincia il vero viaggio.

Finzioni

Detesto il bisogno di apparire forti, di sembrare migliori di altri, più saggi. Detesto massimamente il giudizio assertivo, l'aver sempre la risposta pronta, esser ariete e mai pecorella.

Italia

Italia, sei paese da ammirare
d'amaro amore ardo
ti svuoto e ti consumo con lo sguardo
oltralpe ed oltremare.

venerdì 15 ottobre 2010

VACCINARE CON LA POESIA

Propongo che ogni università offra un corso semestrale con libero accesso a tutti i disoccupati sui poeti della beat generation: sarebbe un vaccino contro l'angoscia, darebbe parole alla rabbia, catalizzerebbe il genio nelle teste e servirebbe certo di più di tutti i tristissimi corsi di empowerment.

Vita mitica

Andrò a Cremona all'Opera per vedere Medea.
Mi interessano i miti. Ognuno vi può trovare riflesso e scomposto (come arcobaleno è scomposizione di accecante luce) il proprio sentimento. Mi interessano gli incantesimi d'amore, Tristano e Isotta, Amore e Psiche: sono le nostre vite. Il nostro vissuto emotivo è molto più letterario di quanto crediamo.
Ché fra la vita e la letteratura la distanza è solo mediatica.

Non esiste artificio letterario.

Pugnale d'amore (aspettando il treno per Bologna)

Rileggo la trama de La Traviata: la storia di Alfredo e Violetta.
Il sentimento che lega i due amanti è gioioso e profondo. Lei, cortigiana, deve però rinunciare con un atto d'estremo sacrificio ad Alfredo per segreta richiesta del di lui padre. Violetta si fa trovare a una festa con un altro perché Alfredo intenda la serietà della sua decisione. Davanti a tutti lui, folle d'amore, le getta ai piedi una borsa di denari, disprezzandola pubblicamente. Il gesto è una pugnalata; però in fondo è una furiosa, eclatante dichiarazione d'amore.
Violetta è malata di tubercolosi, ma prima di morire si ricongiungerà ad Alfredo in un devotissimo abbraccio d'addio.

giovedì 14 ottobre 2010

Beat generation New York

John Giorno,
PER RISPLENDERE DEVI BRUCIARE


STRETCHING IT WIDER    ALLARGANDOLO DI PIU'
[...]
I'm spending                              Passo
my whole                                   l'intera mia
life                                              vita
being with                                  restando con
people                                        gente
I don't want                                con cui
to be with                                   non voglio stare
I'm spending my whole               passo l'intera mia
life being with people                vita restando con gente
I don't want to be with                con cui non voglio stare
I'm spending my whole                 passo l'intera mia
life being with people                 vita restando con gente
I don't want to be with,               con cui non voglio stare,
and there ain't                              e non esiste
no such thing                               nessuna cosa
as family,                                    chiamata famiglia,
just people                                  solo gente
you work with.                             con cui lavori.

[...]


LIFE IS A KILLER            LA VITA UCCIDE
[...]
When I was                         Quando avevo
15 years old,                       15 anni,
I knew                                  sapevo
eveything                             tutto
there was                             quello che c'era
to know,                              da sapere,
and now that                       e ora che
I'm old,                                sono vecchio,
it was true.                          era tutto vero.

[...]

Try your                             Fa' del tuo
best                                     meglio
and think                             e pensa
you're good,                       che vai bene,
that's what                          questo è ciò
I want                                  che voglio
being inside you                 essere dentro di te
that's what                          questo è ciò
I want                                  che voglio
being inside you                 essere dentro di te
that's what                          questo è ciò
I want                                  che voglio
being inside you,                essere dentro di te,
endless                                infinita
threshold,                           soglia,
and you hope                      e che tu speri
you're doing                       di farlo
it right.                                bene.

[...]

(LAST NIGHT)                 (IERI NOTTE)
I GAMBLED                     HO SCOMMESSO
WITH MY ANGER          CON LA MIA RABBIA
AND LOST                        E HO PERSO

You're laying down           Sei sdraiato
watching TV                      e guardi la tv,
monitoring                         un orecchio
the telephone                      alla
automatic                           segreteria
answering                           telefonica
machine                              automatica
when                                   quando
it rings,                               suona,
and I don't want to             e non voglio
talk to you                          parlare con te
cause I know                      perché so
what you want,                   ciò che vuoi,
it's a great                           è un grande
step forward                       passo avanti
when you listen                  quando ascolti
to your friends                   i tuoi amici
call and                               chiamare
dissolve them                     dissolversi
one by                                 uno ad
one.                                     uno.


This is a time                                  E' il momento
to lay down,                                   di star giù,
no heroic                                        nessun tentativo
endeavors                                       eroico
or noble                                          o nobile
efforts,                                            sforzo,
but that is                                        ma questo
not to say                                        non significa
we can't make                                 che non possiamo fare
a deal,                                              nulla,
and I want to                                   e voglio
punch him                                       prenderlo a pugni
in the face                                       in faccia
I want to put                                   voglio colpirlo
my fist                                             col pungno
in his face again,                             sulla faccia ancora,
one more                                         un'altra
time,                                                 volta,
cause at some                                  perché ad un certo
point                                                punto
you gotta be                                    devi essere
pragmatic,                                        pragmatico,
and I don't want                               e non voglio
anybody                                            che qualcuno
telling me                                         mi parli
about solutions                                di soluzioni
and I don't want anybody                 e non voglio che qualcuno
telling me about                               mi parli
solutions                                           di soluzioni
and I don't want anybody telling      e non voglio che qualcuno mi parli
me about solutions                           di soluzioni
and I don't want anybody telling      e non voglio che qualcuno mi parli
me about solutions,                          di soluzioni,
they don't work.                                non funzionano.

[...]

mercoledì 13 ottobre 2010

Esistenzialismo

Sera d'agosto nera. Lo sguardo tenta l'allunaggio su remotissimi corpi astrali. Perdo nel buio il senso fra cigni e scorpioni e costellazioni di pesci: nuvole multiformi di polveri universali. Emetto onde mentali, interrogativi sul minuscolo essere che sono: nel vuoto fattosi, manca un'eco di ritorno.
Non c'è peso che tenga: si staccano le città, l'erba, la sera e il giorno, Cinzia. Nudo è il mondo di oceani e foreste: il buio lo fa glabro. Perdo la mia chioma di parole in testa. Mesta è la terra, senza rovi e sterpi, salici e viole; spento è il localissimo sole.
L'allunaggio è perfettamente riuscito: si staccano le pene, il pensiero che pesa, il peso del mondo, il fondo del male, e resta un volo muto di condor in tondo, il saccheggio esistenziale.

Malattia

Sono portatrice sana di poesia.

martedì 12 ottobre 2010

Amore e vino

Lucio Apuleio
METAMORFOSI o Asino d’oro
Garzanti 2002
Traduzione dal latino di Nino Marziano


II
M’ero appena coricato che la mia Fotide, la sua padrona era già andata a letto, se ne venne da me tutta giuliva.
Aveva una ghirlanda di rose fra i capelli e petali di rose anche sul florido seno. S’appressò e mi baciò lungamente, mi cinse il capo di fiori, altri ne sparse intorno. Poi prese una coppa di vino, vi mescolò dell’acqua tiepida e me l’offrì da bere; ma dolcemente me la rubò dalle mani prima ch’io  l’ebbi del tutto vuotata e l’accostò alle sue labbra e bevve a piccoli sorsi, guardandomi. Una seconda coppa e una terza e poi altre ancora così ci scambiammo.
Io, tra i fumi del vino, non solo la mia fantasia ma tutti i sensi sentivo eccitati dalla libidine, bramosi, anelanti; allora, tirandomi su la tunica fino all’inguine e mostrandole quanto impellente fosse il mio desiderio d’amore: “Per carità, Fotide mia”, esclamai, “fa’ presto, vedi come sono tutto teso e pronto alla guerra che tu, senza por tempo in mezzo, mi hai dichiarato. Da quando Amore crudele ha trafitto il mio cuore con la sua freccia, anch’io con tutto il vigore ho teso il mio arco ed ora ho paura che il membro troppo rigido mi si spezzi.
Ma se tu vuoi veramente offrirmi proprio tutte le tue delizie, sciogli i capelli e abbracciami nell’onda delle tue chiome”.

[seguono scene d’amore lascive]

In cosiffatti assalti ci producemmo ben desti fino alle prime luci dell’alba, di volta in volta chiedendo al vino nuovo vigore, perché non scemasse in noi il desiderio e si rinnovasse il piacere.
Così volemmo che molte altre notti fossero simili a questa.


Così scriveva Apuleio di Madaura, africano, filosofo e mago, nel II secolo dopo Cristo.

Animo e vino

CARMINA BURANA
Canti bacchici e giocosi



La natura dà a ciascuno caratteristiche sue proprie: per scrivere bei versi devo bere vino buono, il migliore di cui le botti degli osti sono piene; esso produce in me grande abbondanza di parole.


Bacco libera i cuori dolcemente dagli affanni e dal torpore. Quando si è bevuto del buon vino, rimane in bocca un buon sapore; ed il sapore del vino buono genera la gioia e fa tornare nell’animo intristito il desiderio dell’amore.



Il nome e l'amore

La più bella poesia che mai mi fu dedicata [pronunciata da labbra amorose e amate, e da me trascritta il 9.10.2010]


                                                Cinzia?

                                                CINZIA?


                                    Cinzia!             Cinzia!


            Cinzia…        Cinzia?!            Cinzia!!            Cin-zia!


Cinzia, Cinzia, Cinzia, Cinzia, Cinzia,                         Cinzia.


                                    Cinzia…            Cinzia……    Cinzia Cinzia


                                                C
                                                I
                                                N
                                                Z
                                                I
                                                A
                                                !


                                                            Cinzia;
                                                            Cinzia;
                                                            Cinzia;
                                                            Cinzia;
                                                            Cinzia;
                                                           


                                                            cinzia


domenica 10 ottobre 2010

La zia Julia e lo scribacchino

[Mario e zia Julia]
Aveva brio e lentezza nelle risposte, raccontava storie audaci con grazia ed era (come tutte le donne che avevo conosciuto fino allora) perfettamente illetterata. Dava l'impressione che nelle lunghe ore vuote della fattoria boliviana avesse letto soltanto fotoromanzi argentini, qualche aborto di Delly, e appena un paio di romanzi che considerava memorabili: L'arabo e Il figlio dell'arabo, di un certo H.M. Hull. Al momento di andarmene quella sera le chiesi se potevamo andare al cinema e mi disse che "quello sì". Andammo all'ultimo spettacolo, da allora, quasi ogni giorno, e oltre a smaltire una buona dose di melodrammi messicani e argentini, ci si diede una considerevole dose di baci. Il cinema andò trasformandosi in un pretesto; sceglievamo i più lontani dalla casa di Armendàriz (il Montecarlo, il Colina, il Marsano) per restare insieme di più. Facevamo lunghe camminate dopo lo spettacolo, facendo impanatine (mi aveva insegnato che tenersi per mano si diceva in Bolivia "fare impanatine") [...]

[La Passione a teatro]
Gesù Cristo agonizzava sull'alto del Golgota, quando il pubblico notò che il legno cui era stato legato, fra nubi di incenso, Gesù Cristo-Martì, cominciava a oscillare. Era un incidente o un effetto previsto? Prudenti, scambiandosi silenziosi sguardi, la Vergine, gli Apostoli, i legionari, il popolo in generale, cominciavano a indietreggiare, a scostarsi dalla croce dondolante, su cui, sempre con la testa china sul petto, Doroteo-Gesù aveva cominciato a mormorare, a voce bassa, ma udibile nelle prime file della platea: - Cado, cado -. Paralizzati senza dubbio dall'orrore del sacrilegio, nessuno, fra gli invisibili tecnici dietro le quinte, accorreva a fissare la croce, che ora ballava sfidando numerose leggi fisiche in mezzo a un brusio allarmato che aveva sostituito le preghiere. Qualche secondo dopo gli spettatori di La Paz avevano potuto vedere Martì di Galilea, che cadeva bocconi sul palcoscenico delle sue glorie, sotto il peso del santo legno, e udire lo strepito che aveva scosso il teatro. La zia Julia mi giurava che Cristo era riuscito a ruggire selvaggiamente, prima di spiaccicarsi sull'assito: - Sono caduto, cazzo -.

Consiglio enologico

FUCARAZ Primitivo Lama di rose, Crispiano - TA - 2007 - 15,5 gradi.
Vino da meditazione.

venerdì 8 ottobre 2010

Perché non bisogna mai leggere la cronaca nera

Le parole hanno un precipitato emozionale.
Se leggo "uva fragola" ricevo immediatamente un'impressione settembrina di dolcezza molle, di blu e di viola, di mosto fragoloso; forse arrivo anche a sentire la risalita della piccola bolla di succo che respira dall'acino piccato, assieme al ruvido minimo suono del raspo che l'abbandona: come aprendo una botte lillipuziana.


Se invece leggo il resoconto di uno stupro di branco, di un omicidio, di un pomeriggio di paura in stile Arancia Meccanica, ricevo impressioni penosissime e nocive.
Il precipitato emozionale della cronaca nera è un deposito di scorie e tossine che si sedimentano a livello spirituale: se l'anima fosse fatta di cellule, direi che una parte delle cellule risulterebbe contaminata, malata.
Leggendo la cronaca nera, inoltre, si alimentano gli istinti più bassi, presenti in noi come memorie ancestrali.
Non vi è mai capitato di leggere il resoconto di una violenza e di avvertire dei lampi nel basso ventre, effetto dell'eccitazione delle fibre più perverse, e di pensare contemporaneamente che se il cronista si è tanto soffermato su quei dettagli è per un suo torbido piacere?


Secondo la mia teoria, dunque, questo precipitato emozionale, che insieme sedimenta basse emozioni e risveglia quelle ancestralmente depositate, è anti-igienico, come anti-igienico sarebbe respirare col naso attaccato al tubo di scappamento di un'auto.


Bisogna, perciò, astenersi dal leggere il più piccolo trafiletto di cronaca nera. Questo significa ignorare la cronaca nera? No, significa semplicemente non alimentarla.
Per rispondere all'esigenza di igiene mentale leggete piuttosto di arte, di storia; leggete narrazione; soprattutto, per ben ossigenarvi, leggete quotidianamente poesia.

L'Italia è una penisola con 7460 km di costa

Viaggio spesso da nord a sud e ritorno, ed è sempre d'improvviso, come se fosse una scoperta nuova, da Rimini in giù e da Vasto in su, che mi accorgo del MARE. Noi che viviamo accalcati nelle città interne con l'aria e le brezze pregne di carichi, compressi fra palazzi e montagne, fra strade e campagne e caselli autostradali, fra pianure fluviali e piazze rinascimentali con battisteri e coni di colline retrostanti, dimentichiamo che l'Italia è circondata dal mare su tre lati, che il mare respira anche d'inverno, che il mare è lì, che il mare è lì per dare spazio agli occhi, per dare aria salsa e venti ininterrotti dai campanili e dai rioni e dalle tangenziali, per dare iniezioni oculari di celeste e blu-cobalto, verde-acqua, turchese e azzurro-ciano, che il mare è una presenza, un dio presente, che è un’altra esistenza, un diverso universo di senso e di sensi, è un'altra Italia!
Perché allora devo vivere intubata in città claustrofobiche, in un’Italia chiusa simil-Svizzera?

giovedì 7 ottobre 2010

Pavese, La luna e i falò

«Un paese vuol dire non essere mai soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.»
«Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via.»
«Volevo andare lontano […] ma che sia lontano, che nessuno del mio paese ci sia stato»
«Capii che quelle stelle non erano le mie […] Valeva la pena essere venuto? Dove potevo ancora andare? Buttarmi dal molo?»

mercoledì 6 ottobre 2010

Donne





Malatesta, Famiglia dell'artista

Adeodato Malatesta, Famiglia dell'artista

Il fanciullo posto in rilievo nella cornice mi ricorda in maniera sorprendente mio figlio. Del resto i tratti dei diversi volti umani ricorrono e riemergono attraverso le epoche e le latitudini.



http://books.google.it/books?id=5AmBboSoKQoC&pg=PA76&lpg=PA76&dq=adeodato+malatesta+famiglia+dell'artista&source=bl&ots=ZbVXmmPSwg&sig=6m47SbGY_80rthlrdPI1ZqX_MIs&hl=it&ei=vGWsTKGpJMaAOriw3b0H&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=5&ved=0CCYQ6AEwBA#v=onepage&q=adeodato%20malatesta%20famiglia%20dell'artista&f=false

Sgalambro e l'uomo politico

"Che 'io' debba essere governato: ecco da dove inizia lo scandalo della politica. Solo per canaglie e miserabili, incapaci di autogovernarsi e decidere, c'è la politica come unica via di scampo. Ma qui si vede l'abisso tra la politica concepita come 'miglioramento' e la politica come estrema 'salvezza'."

"... l'idea che qualcuno si 'occupi' di me (costui dovrebbe essere infatti l'uomo politico) non finisce mai di sorprendermi. Che io debba essere governato, ecco dov'è lo scandalo. L'avversità del mio spirito a questa idea è totale. È indubbio che gli individui vogliono che ci si occupi di loro in ogni momento."

"Mi sembra infatti che l'uomo politico null'altro dovrebbe che darsi da fare affinché, di un insieme di uomini, possano condurre a buon fine il loro compito soprattutto quelli che creano, che fanno scienza, che producono. Esaminandone l'idea risulta insomma che l'uomo politico è soltanto un mezzo, mentre se lo guardiamo dall'esterno egli sembra essere - me ne rendo conto con stupore - un fine. È un rovesciamento paradossale e grottesco. [...] mentre l'uomo politico dovrebbe dunque assicurare tutti i servizi occorrenti a una società ... , egli al contrario batte i pugni ed esige che gli altri lo servano."

Manlio Sgalambro, Dell'indifferenza in materia di società

Cinecittà non deve morire

Mobilitazione per salvare Cinecittà: 7 e 8 ottobre presidio davanti a Cinecittà in via Tuscolana 1055.

Se languisce Cinecittà, se falliscono le librerie indipendenti, se le biblioteche di quartiere riducono l'orario di apertura, se addirittura la Biblioteca Nazionale a Firenze è a rischio, se chiudono i teatri, se agonizzano scuola e università, se falliscono le case editrici minori e le piccole testate giornalistiche... a questo Paese resteranno solo le vecchie pietre e la moda a Milano! Salvate i nostri astri, le eccellenze, chi ci insegna a guardare le cose, chi spegne i rumori del nostro mondo di cemento e accende meravigliosi sogni!

Categorie

Mio figlio va in prima elementare. Scopre in questi giorni le materie: aritmetica, italiano, inglese, ginnastica, musica. Scopre cioè che il sapere si divide per discipline. L'acquisizione di questa categorizzazione mi appare tutt'altro che banale, piuttosto formidabile.

La preghiera del pellegrino metropolitano

Milano, linea 2 della metropolitana

Signore,
liberaci da tutti i mali metropolitani:
liberaci dallo schermo onnipresente,
dai predicatori della Sidis con le facce digitali,
salvaci dalle promesse di beautitudine degli spot amplificati,
dacci oggi il ristoro quotidiano,
il silenzio per sentire il treno arrivare,
il vuoto di due minuti per pensare,
rimetti a noi la colpa per tutto il rumore del mondo
che mai si spegne e mai tace,
e concedi a noi la pace!
Amen

Educazione sensoriale

Scriveva Maria Montessori cento anni fa:

"Se ben pensiamo, quasi tutte le sofisticazioni delle sostanze alimentari si rendono possibili per il torpore dei sensi esistente nelle moltitudini. La frode nell'industria si alimenta della mancanza di educazione sensoriale nelle masse; [...] manca loro la capacità materiale di giudicare direttamente, ossia di distinguere con i sensi i caratteri differenziali delle sostanze.
Infine noi diciamo in molti casi che si rende inutile l'intelligenza per la mancanza di pratica - e questa pratica è quasi sempre l'educazione sensoriale. [...]
È necessario iniziare l'educazione dei sensi nel periodo formativo, se vorremo in seguito con l'educazione perfezionarli."

"... in tutti questi progressi dell'educazione infantile moderna, siamo rimasti avvinti nel pregiudizio che nega al fanciullo le espressioni e i bisogni spirituali e ce lo fa considerare solo [...] un amabile corpo vegetante che noi dobbiamo curare, baciare e far muovere. L'educazione che una buona madre o una buona maestra moderna danno oggi al bambino che, per esempio, corre tra aiuole fiorite, è quella di non toccare i fiori e di non calpestare le erbe, quasi che al fanciullo bastasse soddisfasse i bisogni fisiologici del corpo movendo le gambe e respirando aria libera.
Ma se per la vita fisica è necessario lasciare il fanciullo esposto alle forze vivificatrici della natura, è pur necessario per la sua vita psichica porre l'anima del fanciullo a contatto con la creazione, per far tesoro delle forze direttamente educatrici della natura viva.
Il metodo per giungere a ciò è quello di avviare il bambino ai lavori agricoli guidandolo alla coltivazione delle piante e degli animali e quindi alla contemplazione intelligente della natura."

Quali verità altissime! Ho tirato su i miei figli nei loro primi anni in Germania, e lì ho scoperto che lo sviluppo cognitivo dei bambini parte dallo sviluppo motorio e sensoriale!
Perché in Italia i bambini stanno a scuola seduti al banco per ore e ore, senza uscire all'aria aperta? Perché si ignorano gli insegnamenti della Montessori? Perché non si danno ai bambini terra da coltivare, prati dove rotolarsi, animali da accarezzare, esperienze sensoriali da fare? Creiamo bambini-delfini senza mani. Poco male: non si deve tutto delegare alla scuola, e io porto i bambini al parco o nei boschi, dove corrono e si arrampicano e imparano i nomi degli alberi, li istruisco allo sport del "parkour" in città; certe sere mangiamo la pizza sui prati e allora ci sentiamo sospesi in un mondo nostro, fortunati.