domenica 10 ottobre 2010

La zia Julia e lo scribacchino

[Mario e zia Julia]
Aveva brio e lentezza nelle risposte, raccontava storie audaci con grazia ed era (come tutte le donne che avevo conosciuto fino allora) perfettamente illetterata. Dava l'impressione che nelle lunghe ore vuote della fattoria boliviana avesse letto soltanto fotoromanzi argentini, qualche aborto di Delly, e appena un paio di romanzi che considerava memorabili: L'arabo e Il figlio dell'arabo, di un certo H.M. Hull. Al momento di andarmene quella sera le chiesi se potevamo andare al cinema e mi disse che "quello sì". Andammo all'ultimo spettacolo, da allora, quasi ogni giorno, e oltre a smaltire una buona dose di melodrammi messicani e argentini, ci si diede una considerevole dose di baci. Il cinema andò trasformandosi in un pretesto; sceglievamo i più lontani dalla casa di Armendàriz (il Montecarlo, il Colina, il Marsano) per restare insieme di più. Facevamo lunghe camminate dopo lo spettacolo, facendo impanatine (mi aveva insegnato che tenersi per mano si diceva in Bolivia "fare impanatine") [...]

[La Passione a teatro]
Gesù Cristo agonizzava sull'alto del Golgota, quando il pubblico notò che il legno cui era stato legato, fra nubi di incenso, Gesù Cristo-Martì, cominciava a oscillare. Era un incidente o un effetto previsto? Prudenti, scambiandosi silenziosi sguardi, la Vergine, gli Apostoli, i legionari, il popolo in generale, cominciavano a indietreggiare, a scostarsi dalla croce dondolante, su cui, sempre con la testa china sul petto, Doroteo-Gesù aveva cominciato a mormorare, a voce bassa, ma udibile nelle prime file della platea: - Cado, cado -. Paralizzati senza dubbio dall'orrore del sacrilegio, nessuno, fra gli invisibili tecnici dietro le quinte, accorreva a fissare la croce, che ora ballava sfidando numerose leggi fisiche in mezzo a un brusio allarmato che aveva sostituito le preghiere. Qualche secondo dopo gli spettatori di La Paz avevano potuto vedere Martì di Galilea, che cadeva bocconi sul palcoscenico delle sue glorie, sotto il peso del santo legno, e udire lo strepito che aveva scosso il teatro. La zia Julia mi giurava che Cristo era riuscito a ruggire selvaggiamente, prima di spiaccicarsi sull'assito: - Sono caduto, cazzo -.