mercoledì 6 ottobre 2010

A M.P.

Se scrivo è per l’ego, per manifestare? No, se piego la testa sul foglio è solo per dire la festa che sei, tu al mare, per dire che voglio che tu mi stai un momento a guardare. Non vedi per quella parola d’amore in viso il mio lento rivivere? Scrivere, scrivere!
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Come potete voi, rabbia e amore, umiliazione e dedizione, stare insieme nel mio cuore? Così è: così sia! Io lo amo, dannazione, ancora.
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Solitudine mia, aspetta un poco, esco, vado in città, m’infilo nel tram, nell’odore di ferraglia e di gente, mi distraggo fra la folla di piccioni al duomo, resto in un caffè per mezzogiorno: perdona la mia debolezza, m’allontano qualche ora, sta’ tranquilla che torno, starò presso di te stasera, e per tutta la notte, senza sonno, in balia della tua fedele tirannia, compagna, sorella mia!
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Come la Luna è solo un frammento nudo di Terra separato e illuminato da una Stella-Sole, così tu, amato, sei un pezzetto di me in distanza, similmente venerato e fulgente nel bagliore d’oro che dal mio cuore, tesoro, s’irradia!