mercoledì 6 ottobre 2010

Vi racconto come ho rischiato di morire

Ero in un centro benessere con due amici, vicino Verona, dopo una giornata di formazione. Era già tardi, noi tre eravamo gli ultimi, soli avventori. Dopo aver provato tutte le saune e i percorsi sensoriali, ho voluto fare ancora una nuotata nella vasca all'aperto, per guardare le stelle. I miei amici erano nella vasca grande con l'dromassaggio, dalla quale si accedeva, oltrepassando una spessa tenda di plastica, alla piscina scoperta.
Io amo nuotare e sono attratta dal mondo subacqueo, che fa lente le percezioni.
Il gestore del centro proprio in questo momento è passato a dirci qualcosa, ma io non ho sentito per via dell'acustica sfavorevole. Decido di raggiungere la piscina all'esterno in apnea, dalla vasca con l'idromassaggio passando sotto la tenda divisoria. Sono già alla metà della mia capacità in apnea quando passo sotto lo stretto varco, e decido di risalire verso le stelle, ma nell'istante in cui mi aspetto l'aria, sbatto la testa contro una superficie che non mi fa riemergere; nuoto più in là di mezzo metro e di nuovo non riesco ad uscire; tutto è buio, hanno spento la luce qui, mi mancano i riferimenti, non c'è alcuna possibilità di orientamento; mi viene in mente di nuotare più avanti cercando un varco alla fine della piscina, muovendomi in quel buio indefinito cerco un'uscita, ma la testa sbatte sempre dove mi aspetto l'aria, la superficie libera, aperta: sono come sepolta viva; poi per istinto mi giro e cerco di tornare indietro, l'aria nei polmoni è finita, sono già oltre il mio limite, e finalmente imbocco il varco sotto la tenda divisoria, sono di nuovo nella vasca con l'idromassaggio, di nuovo luce, aria.
Quel signore era appunto passato a dirci che aveva azionato la copertura per chiudere la piscina esterna.
Così ho rischiato di morire sott'acqua: se avessi deciso di andare avanti anziché indietro, raggiungendo il bordo vasca, rendendomi conto della mancanza di aperture e cercando di tornare indietro, l'aria non mi sarebbe bastata. Mi avrebbero trovata il mattino seguente lì sotto?
Da bambina avevo questo sogno ricorrente: ritrovarmi in un loculo, sepolta viva. Sono tendenzialmente claustrofobica. Ora che ne ho vissuto la potenzialità, l'ossessione è svanita, vinta.