domenica 14 aprile 2013

Recessione


C’erano per strada
fra le ossature arrugginite
di vecchi cancelli
campestri
fiori di marzo, il convolvolo,
una quadriglia di margherite
e un’aria di festa
alpina, vino
alla spina e griglia.
Era l’Italietta bella.
Sono bastati vent’anni
a spegnere le radioline,
l’oste delle cantine
e tutti i canti,
la placida conversazione
a fine messa, i tintinnii
di tazze al bar della stazione.
Un fuoco veniva
dai giovincelli,
cenni di poesia ingenua,
un senso teso di
estasi muscolare.
Lenti sui marciapiedi
procedono ora i vecchi,
uguaglia la loro speranza
quella dei trentenni
senz'ansia espansiva
e gonfi come rami secchi
alla deriva.

Incantatore


Era febbraio
a Firenze
nel quartiere vecchio
di terratetti e botteghe.
La neve cedeva
croccante
come crosta di pane sciapo.
Da sotto la trapunta oro
dicesti con un timbro 
suadente:
È una mattinata d’estate –
e d’improvviso esplose un tepore
e la luce svegliò la stanza.
La cicala marittima
vibrava l’aria
come una citara antica,
e il lenzuolo steso 
al balcone gonfiava
le vele della casa:
partiamo subito, stamane!
Sul muro bianco
lampeggiava nitido
il sole a strisce dalle persiane.
Eravamo imbarcati 
a mille miglia dal golfo
verso l’isola d’Elba
e il mio orecchio era una conchiglia,
lo lambiva il fiato marino
lasciando cristalli di sale e madreperla
sul cuscino.