domenica 14 aprile 2013

Incantatore


Era febbraio
a Firenze
nel quartiere vecchio
di terratetti e botteghe.
La neve cedeva
croccante
come crosta di pane sciapo.
Da sotto la trapunta oro
dicesti con un timbro 
suadente:
È una mattinata d’estate –
e d’improvviso esplose un tepore
e la luce svegliò la stanza.
La cicala marittima
vibrava l’aria
come una citara antica,
e il lenzuolo steso 
al balcone gonfiava
le vele della casa:
partiamo subito, stamane!
Sul muro bianco
lampeggiava nitido
il sole a strisce dalle persiane.
Eravamo imbarcati 
a mille miglia dal golfo
verso l’isola d’Elba
e il mio orecchio era una conchiglia,
lo lambiva il fiato marino
lasciando cristalli di sale e madreperla
sul cuscino.