Era febbraio
a Firenze
nel
quartiere vecchio
di terratetti
e botteghe.
La neve cedeva
croccante
come crosta
di pane sciapo.
Da sotto la
trapunta oro
dicesti con un
timbro
suadente:
suadente:
- È una
mattinata d’estate –
e
d’improvviso esplose un tepore
e la luce svegliò la stanza.
La cicala
marittima
vibrava
l’aria
come una
citara antica,
e il
lenzuolo steso
al balcone gonfiava
al balcone gonfiava
le vele
della casa:
partiamo subito, stamane!
partiamo subito, stamane!
Sul muro
bianco
lampeggiava nitido
il sole a
strisce dalle
persiane.
Eravamo imbarcati
a mille miglia dal golfo
a mille miglia dal golfo
verso
l’isola d’Elba
e il mio
orecchio era una conchiglia,
lo lambiva
il fiato marino
lasciando
cristalli di sale e madreperla
sul cuscino.