sabato 16 giugno 2012

La pagnotta

I bambini ed io abitiamo "nella casa del pane", sopra un forno. Ogni giorno, prima dell'alba, s'infila nelle nostre finestre e su per le scale una fragranza tiepida di pane e di schiacciata all'olio.
Questo pomeriggio, nel rientrare, io e i bambini abbiamo visto sul retro la porta del forno aperta. Vi abbiamo infilato il naso per catturare l'ultima traccia di odor di cottura, prima della chiusura del sabato. Ci è venuta incontro una donna, di fattezze indiane o singalesi - e questo non saper dire una madrepatria è un muro. Era intenta a pulire il forno, spazzando la farina dal pavimento. Ha rivolto ai bambini un sorriso pieno di grazia, poi si è allontanata guardandosi attorno, ed è tornata con una grossa pagnotta di pane toscano. Ha bisbigliato: "Ce n'è tanto avanzato, ma non ditelo al fornaio". Io e i bambini siamo saliti verso casa contenti, portando il grosso pane su per le scale come il dono dei Magi. Posatolo al centro del nostro tavolo di legno, ho cercato in dispensa una confezione di tè nero e ho detto alla mia bambina: "Vallo a portare alla signora". Dopo qualche minuto la piccola è tornata su ancora più gioiosa, con le mani piene di focaccia di ogni tipo, e ha spiegato: "La signora ha detto tante volte grazie, grazie, grazie, anche se è lei che mi ha dato tutto questo!".
Un pezzo di buon pane: solo chi è attaccato all'esistenza elementare, sa regalarlo a un bambino.

Firenze Le Cure, sabato 16 giugno 2012