giovedì 9 dicembre 2010

Intervista a Deborah Pezzuto, New York

DA TRE METRI SOPRA IL CIELO
di Cinzia Colazzo

Deborah, hai più o meno 140 caratteri per dirci qualcosa di te.
- Sono italiana, nata a Brindisi; vivo a New York da tre anni. Mi sono sposata qui a NY e ho una bellissima bambina. Sono una persona solare, pragmatica e diretta. Amo la vita e amo circondarmi di amici di qualunque origine. Sono una persona senza pregiudizi e non amo il pettegolezzo. Amo vivere in città enormi.

Raccontaci i tuoi primi mesi all’estero.
- Durissimi. Lontana dalle mie sicurezze e immersa in una città enorme dove tutti sembravano veloci e indifferenti. Mi mancavano gli amici e la famiglia. Ho sempre vissuto lontano dalla mia famiglia essendo nata al sud e stata in tre città del nord, ma cambiare paese è una cosa diversa. Tutto mi sembrava lontano e ostile. Abbiamo fatto un corso di Interculture dove ci è stato detto che è dimostrato: il primo periodo che vivi all’estero ti sembra difficile, ma poi cambia tutto. Dopo sei mesi andava meglio con la lingua e avevo già iniziato ad avere delle amicizie. Dopo un anno ero già innamorata di NY.

Com’era Deborah prima di emigrare? Più spensierata, più immatura, più italiana?
- Più italiana e meno possibilista. Vivere all’estero ti pone di fronte a mille situazioni nuove e inaspettate e di fronte alla possibilità di crescere. Sono sempre stata una persona molto matura e dotata di buon senso, ma quando sono arrivata a NY è cambiata la mia visione della vita e questo mi ha fatto diventare ancora più forte. Certamente prima di emigrare ero meno sicura di me.

Riconosci un vizio e una virtù che ti porti dietro dall’Italia…
- Come virtù sicuramente l’allegria tipica degli Italiani intesa come capacità di sdrammatizzare. Come vizio  - ma ora grazie a questo Paese sono riuscita a superarlo - il fatto di pensare che alcune cose fossero impossibili da realizzare. Qui si pensa sempre che i sogni si possano realizzare, mentre in Italia ti insegnano a non illuderti: e così cambiano poche cose.

Qual è la virtù dei forti?
- Sicurezza in se stessi. Ambizione positiva e giusta. Determinazione e curiosità per il diverso.

Che libri leggevi da bambina?
- Libri di favole e fantasia. Mia madre voleva che mi si sviluppasse la parte sinistra del cervello e così mi riempiva di libri di favole e arte.

La bambina che eri ha realizzato i suoi sogni?
- Assolutamente sì. Sono sposata con una persona bellissima. Ho una bambina che amo più di ogni altra cosa. Vivo nella città dei miei sogni e ho vicino amici che adoro.

Che lavoro fai attualmente?
- Freelance come Advertising Media Director a NY.

Qual è il peggior difetto di New York?
- Rumorosa.

Qual è il peggior male dell’Italia?
- Basso tasso di natalità. Paese troppo anziano e quindi statico.

Quali sono i problemi sociali più evidenti a New York?

- Sicuramente la mancanza di lavoro per molte persone in questo momento. E poi ci sono tante donne messicane giovani con molti figli e senza lavoro o con lavori umili. Infatti molte adozioni sono di bambini messicani.


Quanti italiani ci sono nella tua comunità di amici?
- Tre che vivono qui da trent’anni. Sono poco italiani!

Racconta l’angolo che più ami di New York, il tuo locale preferito, cosa vedi dalla tua finestra.

- Bryant Park durante la primavera pieno di fiori e di persone che si sdraiano sul prato circondati da grattacieli e tutt’attorno il profumo dell’erba.
- Un locale nell’east village dove si fondono culture musicali e gastronomiche diversissime.
- Vedo grattacieli e vedo il colore azzurro del cielo di una città piena di luce sebbene tutto si sviluppi in altezza.

 
top of the rock - dimmi se qui non si sogna
  

Cosa guardi in TV?
- Non la guardo.

Cosa esporteresti dagli USA nel mondo (da prodotti a idee)?
- Dagli USA esporterei i servizi. Qui si può fare tutto. Tutto è possibile e c’è sicuramente un servizio per te: da day care a dog sitter a qualunque ora, a albergo per riposarsi solo 30 minuti, a food delivery 24 hours, matrimonio veloce e non costoso, personal trainer a tutte le ore, palestre nei building e così via.

E qualcosa di tipicamente americano?
- Hamburger! Non quello di McDonald’s ma quello vero americano. Buonissimo.

Leggo su un magazine: “Solo negli USA un esame per l’immigrazione a un italiano lo fa un cinese”. Diresti che è questa la peculiarità della società in cui vivi?
- Sì, qui tutti sono uguali.

Tu come hai ottenuto la Green card?
- Ho un Visa per lavoro.

Qual è la più grande menzogna sugli USA? E il più falso cliché su NY?
- Che non capiscono nulla di cucina. Again che è una città dove si mangia male ma non è vero.

Quando hai voglia di qualcosa di speciale, cosa fai o mangi o come festeggi a NY?
- Cupcake.

Cosa ti ha portato il 2010?
- La mia bambina bellissima.

Cosa speri per il 2011?
- Che migliori la situazione economica.

Dai un colore ai tuoi prossimi 10 anni.
- Blu.

Cosa pensi dell’amore?
- Che è il motore della vita.

Qual è la domanda che un intervistatore dovrebbe assolutamente farti?
- Perché hai deciso di lasciare il tuo paese di origine.
Allora te la faccio! Cosa mi rispondi?
- Perché volevo avere la possibilità di sognare. Volevo realizzare i miei sogni. Abbiamo avuto la possibilità di trasferirci qui per lavoro e l’abbiamo colta al volo. L’America è ancora il paese che si immagina. Quello dove puoi realizzare i sogni. Dove la gente lavora ma sempre in modo positivo e costruttivo. NY è piena di giovani, la città pulsa e dà energia. L’Italia sta attraversando un periodo passivo e privo di energia. Non amo le discriminazioni e a NY si vive senza differenze.

In quale film vorresti vivere?
- “Nuovo cinema paradiso” (Tornatore) e “Alla ricerca della felicità” (Gabriele Muccino). Mix di culture.

Cosa pensi quando ti svegli?
- Alle cose che devo fare. Ho sempre energia.

Cosa pensi del tuo corpo?
- Snello. Semplice.

Qual è l’ultimo acquisto folle che hai fatto?
- Poncho di uno stilista emergente americano.

Pensi di essere fortunata?
- Penso che non esista la fortuna ma che sia normale avere dei momenti difficili e imparare a superarli.

Molti giovani italiani considerano New York un mito. Come si fa ad arrivarci? Quali settori offrono la possibilità di inserirsi velocemente e di ottenere un Visa?
- In questo momento è difficile. Si deve partire già dall’Italia con un VISA e quindi con un’azienda che ti mandi qui. Conosco però molti medici che sono venuti a fare la specializzazione e poi sono entrati negli ospedali americani. Un’altra idea è venire qui ad aprire qualcosa di tipico.

È passata una stella cadente: esprimi un desiderio ad alta voce!
- Pensato ma se è un desiderio, non posso dirlo a nessuno!

Grazie Deborah.
- Complimenti a te, mi sono divertita a dare le risposte, e poi mi hai dato la possibilità di riflettere su alcune cose.